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               NOTA DELL'AUTORE

 

Somiglia a un’avventura la storia editoriale di questo romanzo, per la terza volta in libreria.

Breve premessa: di pedofilia si parla troppo poco. Fa paura questo pozzo oscuro dell’essere umano, ma la violenza sessuale sui bambini, nelle sue aberranti varianti, continua ad essere diffusissima, oggi più di ieri, come dimostra l’ultimo sconvolgente report dell’associazione Meter di Don Fortunato Di Noto che da vent’anni insegue, contrasta e denuncia i pedofili di tutto il mondo.

I numeri sono impressionanti.

Per chi sa dove e come cercare, foto e filmati pedopornografici inondano letteralmente il web. La tecnologia è una formidabile alleata dei pedofili; ha aperto le frontiere, azzerato le distanze e minimizzato i rischi. Ma dietro ogni foto, dietro ogni fotogramma, c’è una creatura inerme che viene brutalizzata. Una strage di innocenti che si consuma nella nostra pressoché totale indifferenza, alimentata dal silenzio sui pedofili che proprio di quel silenzio si nutrono per saziare le proprie perversioni.

L’impellenza di scrivere Il canto dell’upupa nacque all’inizio del nuovo millennio a seguito di un crudo episodio che coinvolse (e sconvolse) diversi bambini di un povero quartiere di una delle nostre civilissime città. Ne rimasi molto colpito e attraverso la scrittura provai a dare voce a questo ignobile fenomeno sommerso.

Ultimato il testo lo inviai al Premio Alberto Tedeschi 2001 Giallo inedito Mondadori e conquistò la Menzione di merito.

Nel 2002 fu pubblicato in tiratura limitata da Terzo Millennio, piccolo editore nisseno oggi scomparso. Il romanzo ebbe comunque il privilegio di essere presentato da Don Fortunato Di Noto a Siracusa, mentre a Milano, presso la celeberrima libreria “La Sherlockiana” della compianta Tecla Dozio, fu tenuto a battesimo da Marcello Fois che lo definì un romanzo polifonico.

L’anno seguente gli venne assegnato il Premio Narrativa Contemporanea a Campiglia Marittima (Livorno). In seguito fu tradotto e pubblicato in Austria, Germania e Svizzera dall’editore tedesco Luebbe col titolo Die dunkle Botschaft des Verfuherers/Maresciallo Bonanno ringt um Fassung.

Nel 2008 venne ripubblicato in Italia da Cairo e conquistò il posto d’onore (secondo classificato) al Premio Belgioioso Giallo.

A distanza di dieci anni esatti, con l’esuberante entusiasmo che lo caratterizza, Carlo Frilli ha deciso di far rientrare Il canto dell’upupa in libreria, sorprendendo il suo autore e impegnandolo a riprendere il testo in mano per una nuova riscrittura.

Entusiasmo e impegno che confido possano trovare sponda anche in voi, cari lettori, per dare sempre più voce a chi voce non ha.

Il canto dell'upupa nella terna dei finalisti a Salernoir/Le notti di Barliario

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Presentazione ad Avola (Sr) il 21 novembre

Presentazioni

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Presentazione a Villa Niscemi di Palermo

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RECENSIONI

Gialloecucina

la rece di Massimo Ghigi

CULTUREGGIANDO

la rece di Nino Genovese

BC SICILIA

la rece di Maria Nucera

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PREFAZIONE
Le parole hanno la forza prorompente, racchiusa nel suono e nel silenzio, di cambiare la sorte, il destino, il progetto di un uomo, di una donna, di un infante. Perché le parole, in qualunque lingua si possano esprimere, sospingono la generazione di un amore, di un inizio di vita – sono più che certo che anche nell’incontro tra uno spermatozoo e un ovulo vi sia la parola – e ci comunicano il mistero svelato della vita.
Ogni gesto è parola, ogni respiro, come il battito di un’ala di uccello, come il sommesso farfugliare di un bambino che, più del latte, si nutre delle parole della madre e del padre. Le parole hanno la capacità generatrice di vita, ma anche la devastante forza dell’oblio della morte, del terrore e della violenza.
Il canto dell’upupa, in questi anni, ha avuto tale ruolo cercando, attraverso chi ha il coraggio di guardare dentro le vicende dolorose dei piccoli, di decifrare l’inascoltato dall’indifferenza di una società troppo sommersa di fake per non dire la verità. Per non raccontare le atroci violenze che inumani del disumano perpetrano sui piccoli, innocenti per il fatto di essere innocenza.
Non è facile entrare in queste storie ormai inesorabilmente
digitalizzate, nei corpi esposti al ludibrio e piacere di tanti; milioni di persone che cercano il proprio oggetto di godimento sessuale dove la loro perversione viene quasi giustificata come tendenza personale e quindi da rispettare
come “un diritto umano”.
Poco importa che il diritto dei piccoli venga tutelato, quello che è importante è che tutto si racchiuda in un consenso.
Già, proprio così! Spieghiamolo a chi ancora non lo ha capito: la pedofilia si nutre di bambini da zero anni fino all’età prepuberale (12/13 anni massimo).Ecco il consenso.
E le lobby del pensiero pedofilo avanzano imperturbati. Non abbiamo mai visto in tribunale –qualora fossero identificati gli autori di infantofilia– neonati che si difendessero, che raccontassero quello che “in-consapevolmente” e senza loro consenso hanno vissuto.
Lugubre canto che avvolge una domanda: ma è proprio
vero?
Il dramma dell’abuso sessuale dei e sui piccoli è sotto gli occhi di tutti. Meter Onlus, da più di 25 anni nel campo della tutela dell’infanzia, pionieristica nel mondo nella lotta alla pedopornografia, ha in sé il patrimonio del dolore di tanti piccoli violati, trafficati, venduti, annientati.
Abbiamo svelato verità indicibili e questa brutta storia
non è ancora finita. Non salveremo tutti i bambini del mondo, ma ognuno faccia la sua parte. Anche un romanzo cerca di farlo. Ero tentato di scrivere molto di più, ma la forza delle parole sta anche in una sola: coraggio. Facciamoci animo per dare forza a chi è stato schiacciato dal buio e dal falso amore.
Chi ama fa vivere l’altro, ma la pedofilia (l’attrazione erotica verso i bambini), che si sappia, li uccide i bambini.
Una parte di loro muore, e quando qualcosa o tutto è morto, ci vuole il miracolo della resurrezione. Ed è possibile, se si ama veramente chi non è stato amato.
 
Avola (Sr), 30 novembre 2017
Don Fortunato Di Noto
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