Leggi l'anteprima de Il canto dell'upupa
finalista a Salernoir/Le notti di Barliario
Leggi l'anteprima de "Il maresciallo Bonanno"
Primo pomeriggio, gennaio 2011.
Il telefono squilla: “Pronto, sono Carlo Frilli”.
Un mese dopo sono già in possesso del contratto.
Marco e Carlo hanno letto “Il baiardo della Veronica”, nuovo romanzo del maresciallo Saverio Bonanno e mi propongono di pubblicarlo.
Da parte mia avevo concluso la mia esperienza con la casa editrice Cairo, con la quale avevo pubblicato la seconda e terza indagine del maresciallo, Il canto dell’upupa e Il diadema di pietra, ed ero ben lieto di tornare in libreria con un editore di qualità.
Sennonché, per quegli intoppi che rendono imprevedibile (e interessante) la nostra esistenza, non se ne fece nulla.
In quel periodo ero totalmente immerso nella stesura di Giudici di frontiera/Interviste in terra di mafia, e finii col dimenticare la Fratelli Frilli Editori.
Passano così cinque anni. Nel frattempo pubblico altri libri su Padre Puglisi e il Giudice Livatino, ma l’amore per il noir non è mai venuto meno, così come l’interesse per la Fratelli Frilli Editori. Amore che torna a divampare nella primavera del 2016 quando leggo e recensisco Mentre Torino dorme, ultimo intrigante noir mitteleuropeo di Fabio Beccacini, autore che conosco da tempo.
Contatto Carlo su Messenger per due volte, senza ricevere risposta.
Passano altri mesi, e quando ancora una volta dimentico la Fratelli Frilli Editori e già mi dedico ad altri progetti, Carlo risponde.
Siamo a novembre scorso. Questo libro nasce così, saldando finalmente quell’intesa troppo a lungo rimandata.
Si tratta della primissima indagine di Bonanno, romanzo misconosciuto, pubblicato da “Terzo Millennio”, un piccolo editore nisseno privo di esperienza e distribuzione. Nonostante quei limiti non da poco, il romanzo si classificò nella terna dei finalisti al Premio Franco Fedeli di Bologna, accanto ad autori affermati come Marcello Fois e Valerio Varesi.
Questa sintetica ma doverosa digressione a beneficio di quei cinque lettori che avessero letto Non crescere troppo, il romanzo che avete in mano con un nuovo titolo e una veste stilistico-letteraria ex-novo.
Giova infine puntualizzare che seppure storie e personaggi sono verosimili, essi diventano reali soltanto nella fantasia del loro autore.
Ho fatto proprio l’insegnamento di Flaubert. A chi glielo chiedeva lo scrittore francese, soleva rispondere: “Madame Bovary c’est moi”. Essendo notoriamente noi siciliani di manica ben più larga, aggiungo che ogni personaggio porta in sé una scintilla del suo autore, con l’eccezione della verace parlata partenopea di Cacici della cui fedele traduzione sono perenne debitore al collega scrittore di Napoli, Ugo Mazzotta.