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 Guardo con occhi nuovi chi vive di stenti. Gli emarginati, i derelitti.
 

Chi sono gli ultimi? Facce che vivono ai margini della nostra società perbenista, dove i mostri e la decadenza sono accettati solo se li nascondiamo, se fingiamo che non esistano. Chi porta sul volto le cicatrici del marcio che c’è dentro ognuno di noi non ci piace, ci fa paura: ci ricorda una verità che preferiamo dimenticare. E allora li allontaniamo, li rifiutiamo: espulsi dallo stesso ventre che li ha generati. Ma gli ultimi amano e soffrono, ridono e piangono, tremano e sospirano lo stesso. Vivono a dispetto della nostra indifferenza. E quando muoiono, riflettono in loro i nostri stessi volti.

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